Buona parte degli economisti pensa che l’effetto delle condizioni economiche della famiglia di origine sul reddito di un individuo svanisca dopo tre o quattro generazioni. Questo non è certamente vero per i fiorentini.
Due anni fa due economisti della Banca d’Italia hanno reso note delle stime scioccanti che hanno fatto guadagnare alla nostra città le prime pagine dei quotidiani economici del mondo. Se i tuoi antenati nel 1427 avevano un reddito superiore alla media, è decisamente più probabile che tu oggi abbia un reddito sopra la media. Dopo oltre 25 generazioni!
Non sappiamo se si tratti di un primato fiorentino, ma pensiamo che una città più inclusiva si realizzi anche redistribuendo la ricchezza dai più ricchi ai più poveri.
Nella scorsa campagna elettorale si è fatto un gran parlare di flat tax. Il PD, e tutte le altre forze di centro-sinistra, si sono schierate fortemente per il mantenimento di un’imposta progressiva sui redditi. Eppure l’addizionale comunale IRPEF a Firenze assomiglia molto ad un’imposta piatta. È prevista solo un’aliquota pari a 0,2% con una soglia di esenzione fissata a 25 mila euro.
Noi Verdi pensiamo che, per quanto limitato possa essere il ruolo del Comune nel garantire giustizia distributiva, Firenze dovrebbe dotarsi di un sistema di aliquote fortemente progressivo.
Proponiamo, quindi, una riforma che abbassi l’aliquota o la mantenga invariata per oltre l’ 85% dei contribuenti, chiedendo un piccolo contributo in più solo ai contribuenti con un reddito imponibile elevato: ovvero al 15% più ricco, coloro che hanno un reddito imponibile superiore ai 43 mila euro.
Secondo i nostri calcoli, che si basano sugli ultimi dati disponibili dell’Agenzia delle Entrate, è possibile modificare l’addizionale comunale Irpef secondo il seguente sistema di aliquote:
Attuale addizionale
Esenzione | 25.000 € |
Per qualsiasi reddito | 0,2% |
Proposta dei Verdi
Esenzione | 25.000 € |
da 0 a 15.000 € | 0,1% |
da 15.000 € a 28.000 € | 0,2% |
da 28.000 € a 55.000 € | 0,3% |
da 55.000 € a 75.000 € | 0,6% |
Oltre 75.0000 € | 0,8% |
Nel grafico sotto si vede la variazione di quanto pagato per ogni livello di reddito fino a 100 mila €. Per la grandissima parte dei fiorentini la differenza è zero o negativa, diventa positiva sopra 43 mila €. Ma a un percettore di 100 mila € vengon chiesti poco meno di 250 euro in più.
Questa riforma è neutrale o vantaggiosa per la grande maggioranza dei contribuenti e crea un consistente maggiore gettito. Basandoci sui dati aggregati dell’Agenzia delle entrate, è possibile stimare, con un certo grado di approssimazione, che i maggiori introiti derivanti da questa riforma siano attorno ai 6 milioni di euro.
Seguendo una filosofia a noi cara, cioè che la transizione verso un sistema di vita più sostenibile si possa finanziare anche attraverso la tassazione dei più benestanti, vorremmo restituire queste risorse ai cittadini abbassando il costo dei servizi di traporto pubblico. La nostra proposta è quella di provare a dimezzare il prezzo di tutti gli abbonamenti ATAF per tutti i residenti, compresi quelli ISEE. L’abbonamento annuale ordinario potrebbe passare da 310 a 160 €, quello studenti da 252 a 130 €.
Fra le altre cose questa misura consentirebbe di rendere l’abbonamento molto più vantaggioso che non il singolo biglietto, così come accade in città come Londra. Una volta che l’abbonamento è fatto il costo di prendere i mezzi è zero ed è sperimentato che questo ne incentiva fortemente l’utilizzo.
La parola fiume può evocare in molti di noi immagini e pensieri diversi.
Se la ascolta un naturalista, penserà a un importante corridoio ecologico , che fornisce habitat a tante specie.
Se la ascolta un pescatore, penserà ad un argine sul quale trascorrere una piacevole giornata con una canna da pesca.
Se la ascolta un ingegnere, penserà a un grosso “tubo” idraulico che deve portare via l’acqua il più velocemente possibile, specialmente in caso di grosse piogge. D’altro canto, un esperto di energia penserà alla possibilità di sfruttare una fonte rinnovabile per produrre energia.
Se la ascolta un ecologo, ai numerosi servizi ecosistemici resi dal fiume, un amante delle escursioni, a un bel sentiero da fare a piedi o in bici, magari abbinandolo a una nuotata d’estate.
Se la ascolta un amministratore lungimirante, può pensare ad un contratto di fiume.
Questo termine, che potrebbe non suonarvi molto familiare, perché non si ascolta nei talk show televisivi, perché i dibattiti politici non si occupano granché dei fiumi, ha in realtà ricadute molto importanti.
Si tratta di uno strumento giuridico che permette di assemblare i vari tasselli del mosaico fiume: gli aspetti economici, ecologici, idrogeologici e quelli legati alla vivibilità.
Il tema dei corsi d’acqua non entra nelle campagne elettorali ed è un paradosso, se pensiamo che le città sono da sempre nate vicino ai fiumi, dalle grandi civiltà mesopotamiche sulle rive del Tigri e l’Eufrate, alla civiltà egiziana sulle rive del Nilo, all’accampamento militare che i romani fondarono nel 59 a.c che prese poi il nome di Florentia.
I Verdi Firenze, anche in questo, vogliono andare controcorrente, portare il fiume Arno e i suoi affluenti nella campagna elettorale della città, con una proposta forte: quella di un contratto di fiume per Arno fiorentino e torrenti fiorentini.
Tale contratto nasce con il fine di raggiungere nella consiliatura quegli obiettivi stabiliti da alcune direttive europee, in particolare la direttiva acque (2000/60/CE) e la direttiva habitat (92/43/CEE), da ormai oltre 20 anni.
Tali obiettivi, che in parole semplici mirano a rendere l’ambiente più forte e funzionale, più fruibile e godibile, integrando le competenze e le azioni dei numerosissimi attori in gioco, per un fiume vanno dal comune al consorzio di bonifica, al genio civile della regione, alle associazioni ambientaliste, al gestore dell’acqua e a quello dei rifiuti, all’ARPAT.
Oltre a questo, i Verdi Firenze si propongono di sbloccare il progetto di mini idroelettrico, approvato ormai 10 anni fa e oltre, riguardante le briglie dell’Arno, e che può produrre una quantità piuttosto rilevante di energia pulita per il territorio fiorentino.
Si tratta ovviamente di proposte molto articolate e che richiedono un approfondimento superiore a quello di un post sui social.
Proprio per questo è possibile trovare la nostra proposta dettagliata cliccando questo link.
In questi giorni si parla molto di abbattimenti di alberi. La sovrintendenza ha criticato la scelta di spostare i filari di tigli nel viale Matteotti per permettere il passaggio della tramvia, il Sindaco Falchi è stato bersagliato di critiche per l’abbattimento di decine di alberi nel comune di Sesto Fiorentino. Al di là dei singoli casi è importante un cambio di rotta nella gestione del verde pubblico delle nostre città, e nella cura degli alberi in particolare.
Nello squilibrio ambientale della città contemporanea (dovuto sia al calore, che alle polveri e agli inquinanti prodotti dalle attività cittadine, sia alla conformazione del tessuto della città) il verde urbano contribuisce alla qualità abitativa della città stessa. Il verde pubblico a Firenze è fatto di parchi, giardini e alberature stradali, con oltre 75mila alberi ad alto fusto presenti in città.
Questo enorme patrimonio è fonte di importanti servizi ecosistemici: mitigazione climatica, generazione di habitat e dunque conservazione di biodiversità, assorbimento di CO2, azione antisettica, attenuazione dei rumori, difesa del suolo. Negli ultimi anni il moltiplicarsi di eventi estremi, con venti superiori talvolta ai 100 km/h e la caduta di piante, ha suscitato in molti cittadini e talvolta anche amministratori uno sguardo sospettoso verso l’albero, sguardo favorito anche da un approccio allarmistico di parte della stampa. Di fronte a questo, sebbene sia pacifico che le alberature stradali possano essere soggette a stress maggiori rispetto a quelle presenti negli habitat naturali e possano talvolta aver bisogno di essere sostituite, ritengo che molti degli interventi degli ultimi anni siano stati dettati da un eccesso di preoccupazione e di allarmismo, con abbattimenti talvolta di decine di piante che non sempre erano classificate come pericolose.
Non sono tra quelli che ritiene che i comitati siano sempre dalla parte giusta: quando in Viale Morgagni qualcuno, intorno al 2009, saliva sugli alberi per impedire i lavori propedeutici per la tramvia, presi posizione contraria, come polemizzai con i 5 stelle che nel 2014 volevano impedire i lavori della linea 2 allo Statuto per evitare la sostituzione dei lecci.
Talvolta abbattimenti e sostituzioni possono essere necessari, ma la mancanza di percorsi partecipati e di comunicazione e la mancata trasparenza sono assolutamente da superare.
Altre problematiche che concorrono a una gestione inadeguata del verde pubblico sono il continuo ricorso all’appalto esterno, spesso unito a una mancanza di professionalità sulla gestione dell’alto fusto, nonchè la mancanza di controlli adeguati: l’ufficio di Polizia Ambientale preposto, per carenza di risorse o altro, non è in questo momento in grado di svolgere questo compito, data anche l’impossibilità di contattarlo.
Tra gli obiettivi che deve porsi una amministrazione più “verde” c’è dunque anche questo: l’ordinario non si dovrebbe appaltare. In caso di eventi straordinari ed imprevisti può essere necessario ricorrere ad appalti esterni, ma per operare quella manutenzione che il verde pubblico necessita, il pubblico deve avere le proprie risorse, adeguatamente formate.
Serve poi una sinergia tra il verde pubblico comunale e quello di
altre istituzioni, ad esempio la sovrintendenza, che ha la competenza
su parchi famosi in tutto il mondo come quello di Boboli e quelli delle ville
medicee.
Come Verdi proponiamo:
1) un Open Database sull’alto fusto, una sorta di anagrafe degli alberi per consentire, tanto al comune cittadino come all’addetto ai lavori, di conoscere, per ogni singola pianta del patrimonio pubblico fiorentino, dati georeferenziati riguardanti età, eventuale valutazione di stabilità e classe di rischio, interventi fatti, data di intervento.
2) Protocolli di gestione più avanzati, sia per le potature (è ora di dare uno stop alle capitozzature, che compromettono nel tempo la salute della pianta), che per le sostituzioni, quando necessarie.
3) Privilegiare sostituzioni progressive, così da non lasciare per 5 o 6 anni una piazza o un viale al sole (d’estate ci rendiamo conto quanto importante sia contrastare l’effetto “isola di calore” legata agli altri elementi urbani).
4) Un tavolo permanente del verde fiorentino e un coordinamento tra i vari attori, comune, sovrintendenza, regione, ASL, che eviterà in futuro di avere importanti parchi chiusi al pubblico per mesi o anni, come accaduto con Villa al Ventaglio.
Una gestione del verde pubblico più trasparente, più integrata, più partecipata, più professionale, è quanto necessita urgentemente la nostra città di Firenze.
Andrés Lasso, Candidato Sindaco
Vi ricordate i “100 luoghi” lanciati dall’amministrazione Renzi? Che fine hanno fatto? Le ultime amministrazioni hanno cercato di coinvolgere direttamente i cittadini nei processi di decisione pubblica. Tuttavia “partecipazione” non ha significato cessione di potere decisionale alle comunità locali. Piuttosto il Comune si è limitato a favorire momenti di ascolto per raccogliere punti di vista dei cittadini ma senza che fosse chiaro cosa l’Amministrazione avrebbe fatto di questi spunti. Per i Verdi partecipazione significa fare tesoro del potenziale di idee e delle capacità di realizzazione presenti nelle comunità che vivono nei luoghi della città. Ascoltare è certamente un passo importante, a patto che poi l’Amministrazione sia disponibile a condividere una parte del proprio potere decisionale. Ciò può essere fatto mettendo spazi e risorse a disposizione dei cittadini che hanno idee ed energie. In questo modo la città si arricchisce e si trasforma diventando più inclusiva.
Nel nostro programma elettorale proporremo una rivoluzione della mobilità cittadina. Questa rivoluzione è il risultato congiunto di una serie di interventi connesi su infrastrutture, servizi di trasporto pubblico e mobilità. Due interventi importanti riguardano direttamente la ciclabilità della nostra città: accellerazione della realizzazione della “Bicipolitana” e introduzione di vere “zone 30”.
Entro agosto 2019 la Città metropolitana di Firenze dovrà dotarsi di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS). Il PUMS descriverà la mobilità della città nel 2029. Al suo interno la ciclabilità avrà un ruolo molto importante, pari se non superiore a quello del trasporto privato motorizzato. Per questo lo spazio urbano dovrà essere progressivamente sottratto al traffico automobilistico per essere restituito ai cittadini che si muovono senza automobile: ciclisti ma anche pedoni, con particolare attenzione a persone con disabilità, bambini, anziani. Si tratta di un principio già applicato nella costruzione della tramvia, che ha sottratto spazio alle auto per offrire alla collettività un servizio pubblico di trasporto efficiente e sicuro. La trasformazione in questa direzione del sistema di mobilità urbana è una priorità e un’urgenza. Per raggiungere questo obiettivo è necessario:
In entrambi i casi i Verdi coinvolgeranno tutta la popolazione in un percorso di ascolto, confronto e riflessione guidato dai Quartieri.
Da dove partiamo: la Bicipolitana
L’attuale amministrazione comunale ha in effetti fatto proprio un progetto di implementazione della rete esistente presentato da FIAB, Firenze ciclabile Onlus (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) di Firenze. Tuttavia sulla sua attuazione vi sono delle questioni tuttora irrisolte.
Il progetto mira alla costruzione di una Bicipolitana, ossia un insieme di direttrici che permettano al ciclista di muoversi rapidamente da una parte all’altra della città.
Alcuni interventi sono già iniziati o conclusi, altri sono previsti per i prossimi anni. Le fonti di finanziamento sono i fondi provenienti dal PON Metro 2014-20 e dal Patto per la Città metropolitana di Firenze.
PON Metro sta per Programma Operativo Nazionale per le Città metropolitane. Si tratta di fondi strutturali europei afferenti alla programmazione 2014-20 e vincolati ad interventi per lo sviluppo dell’Agenda urbana europea, nell’ambito degli obiettivi di Europa 2020 (crescita sostenibile, intelligente, inclusiva).
Il Patto per Firenze è un accordo tra Governo e Città metropolitana per “lo sviluppo economico, la coesione sociale e territoriale” dell’area metropolitana. E’ stato sottoscritto nel 2016 e prevede finanziamenti per i primi due anni di interventi. Trattandosi di Città metropolitana, gli interventi riguardano anche il territorio esterno al comune di Firenze.
Purtroppo, il ritmo di realizzazione della Bicipolitana è stato inadeguato e la qualità delle piste realizzate insufficiente. Questo fa sì che, come riportato da Legambiente, se da una parte crescono le statistiche che misurano la ciclabilità in termini di km di piste presenti in città, dall’altra non aumenta il numero di fiorentini che si muove in bicicletta.
L’impegno dei Verdi è anzitutto che la Bicipolitana venga interamente realizzata entro il 2024 secondo criteri di alta efficienze e qualità. Questo implica la necessità di prevedere incrementi di spesa, eventualmente anche attraverso maggiori risorse comunali.
Da dove partiamo: le zone 30
Al momento l’Amministrazione non ha manifestato alcun interesse per la creazione di zone 30 in città. I Verdi intendono invece valorizzare le proposte di FIAB Firenze ciclabile Onlus per la sperimentazione diffusa di zone 30, a partire dal centro storico e anche da zone periferiche come Gavinana. Entro il 2024 il centro storico dovrà essere una unica zona 30 ad alta ciclabilità. In periferia le zone 30 saranno invece introdotte nelle aree più colpite dagli effetti del traffico urbano (inquinamento, incidentalità, degrado dello spazio urbano).
La realizzazione sia della Bicipolitana che delle “zone 30” è dunque centrale per la Firenze al futuro che i Verdi stanno immaginando.
Tuttavia è importante ricordare che le misure a favore della bici sono solo una delle proposte per una rivoluzione del trasporto cittadino. La bici è un mezzo che deve essere maggiormente valorizzato ma al contempo anche integrato in una visione globale e organica della mobilità cittadina. Il nostro impegno è quindi affinché sia Bicipolitana che “zone 30” siano realizzate pensando alla loro funzione congiutamente con gli altri temi rilevanti, sia specifici del trasporto (una crescita dei mezzi pubblici in primis) che più generali (come il modello di sviluppo urbano ed economico della città).
La visione dei Verdi è che i singoli problemi o questioni non vadano trattati in modo diviso e poi giustapposti gli uni agli altri.
Fanno parte di una visione di insieme e un’idea di città che sono denominatore comune su cui costruire la Firenze del futuro.
Per chi fosse interessato a questi temi specifici, maggiori approfondimenti sono disponibili qui.
Devo confessare una cosa: non ero mai stato a Mondeggi. Lo so, una mancanza un po’ grave per chi si interessa di Firenze e del suo territorio. Sabato sono andato in visita, insieme a Caterina, co-portavoce comunale dei Verdi di Firenze e abbiamo trascorso lì alcune ore. Siamo rimasti entrambi impressionati positivamente da quest’esperienza, dalla mole di lavoro fatto, dall’alto valore sociale, paesaggistico, ambientale di quel lavoro: quasi 200 ettari di olivi e non solo che vengono rimessi in produzione, una collina riportata in vita, la costruzione di legami sociali con molte persone del luogo che partecipano alla gestione di quel bene comune.
Un’esperienza che se fosse all’estero ci parrebbe una di quelle best practice che diventano casi studio, modelli da imitare.
Purtroppo in questo caso, Comune e Città metropolitana non sembrano alla ricerca di un dialogo, nonostante da Mondeggi sia stata inviata una richiesta di regolarizzazione, sul modello di quanto avvenuto a Napoli con l’ex asilo Filangeri. La Città metropolitana ha da poco indetto una nuova asta per quella sua proprietà, dopo che la precedente è andata deserta. È un paradosso che mentre le istituzioni, in particolare la regione, fanno bandi per cercare di dare la terra ai giovani, per favorire la riqualificazione di aree demaniali e non, in questo caso in cui in 5 anni è stato fatto già moltissimo, in cui ci sono giovani e meno giovani con belle idee ed entusiasmo, si cerchi di ignorarlo e si punti sulla strada del mercato. Dal 2014 tra l’altro pende su 17 persone una denuncia, che col decreto Salvini può portare fino a 7 anni di carcere.
Io vorrei chiedere alla Città metropolitana due cose: che si spinga per il ritiro delle denunce e che si avvii un processo di regolarizzazione riconoscendo il valore sociale e persino economico, di quanto fatto in 5 anni su quella collina.
In questi mesi da Palazzo Vecchio ci siamo spesso sentiti ripetere l’intenzione di voler fare scelte coraggiose, discontinuità: ecco, questa può essere l’occasione, un banco di prova: le scelte coraggiose non possono essere soltanto annunciate, ma vanno anche prese. Che si avvii adesso, prima dell’asta prevista a marzo un dialogo concreto per la regolarizzazione della Fattoria di Mondeggi.
Certo, questo non vuol dire che ogni occupazione sia legittima, che ovunque ci sia valore sociale. Ma in questo caso è qualcosa di evidente, di assodato. Se il giorno dell’asta arrivasse un’offerta e questa venisse accettata, si creerebbe una situazione molto conflittuale e senza senso, e si metterebbe a rischio una esperienza interessante e benefica per il territorio. Questo scenario va evitato.
La palla in mano ce l’ha la giunta Nardella, la Città metropolitana. Aspettiamo qualche segnale.
Intanto venerdì prossimo la comunità di Mondeggi ha organizzato una cena di sostegno. Sono già 350 persone segnate, invito chi può a contattarli e ad andarci.
Andrés Lasso, candidato sindaco di Firenze
I Verdi hanno scelto il loro candidato Sindaco: Andrés Lasso, fiorentino-panamense, biologo di formazione e volto nuovo della politica cittadina.
Nell’assemblea comunale dei Verdi, tenutasi ieri sera al SMS di Rifredi, Andrés ha sciolto le riserve e ricevuto il sentito sostegno di tutti i presenti, in quanto candidato ideale per guidare una proposta politica di trasformazione della città in senso progressista ed ecologista.
“Nei prossimi mesi, ci sentiremo chiedere spesso: dove credete di poter arrivare? A quale risultato realisticamente ambite?”, ha detto Andrés Lasso nel suo discorso di presentazione come candidato. “Sappiamo che possiamo essere una sorpresa, perché abbiamo un lavoro solido alle spalle; quanto sarà consistente tale sorpresa lo vedremo!”
La candidatura di Andrés offre al rinato partito dei Verdi di Firenze l’opportunità di presentarsi alle prossime elezioni amministrative di maggio per offrire un progetto nuovo, improntato all’autonomia di pensiero e al pragmatismo. Da oggi quindi inizia la seconda fase di un percorso di confronto con la città, con le associazioni e con gli altri partiti, per la costruzione di un programma comune.
“Al voto improntato sulla paura noi dobbiamo contrapporre un voto improntato sulla speranza. C’è bisogno oggi come il pane di questa speranza. Ne hanno bisogno i cittadini, ne ha bisogno chi si interessa al bene comune, ne abbiamo bisogno noi. È per questa speranza che ci siamo attivati, la speranza di poter portare in un panorama politico desolante qualcosa di migliore […] Noi crediamo che un’altra politica sia possibile: una politica che ai leaderismi contrappone delle comunità dialoganti e pensanti. Che all’arrivismo contrappone l’abnegazione si chi è disposto a rimetterci il proprio tempo e le proprie energie. Che alle frasi preconfezionate e ideologiche contrappone l’approfondimento serio, che al fare ciò che si reputa conveniente, contrappone il fare innanzitutto ciò che si reputa giusto, in cui si dedicano le energie a fare proposte, anziché a denigrare l’avversario.”
I Verdi continueranno a proporre ai cittadini il loro metodo e le loro idee di trasformazione per Firenze, seguendo il percorso tracciato sin dai mesi scorsi, che li porta ad essere dei “sognatori pragmatici”.
Una breve biografia di Andrés è disponibile qui: https://www.dueanniverdiafirenze.it/federazione/firenze-al-futuro-i-nostri-candidati/
Firenze non può vivere soltanto delle intuizioni dei grandi del passato ma deve essere in grado oggi di lanciare al mondo intero proposte, intuizioni, riflessioni.
Il pianeta sta vivendo un momento complicato. Un momento in cui questioni economiche, ambientali e sociali si intrecciano come mai prima nella storia. “Non viviamo in un’epoca di cambiamenti, ma viviamo un cambiamento di epoca” ha detto il Papa.
Serve una riflessione globale, serve incoraggiare le migliori menti del nostro tempo a riunirsi, le più interessanti esperienze del nostro tempo a confrontarsi.
Firenze può lanciare questo messaggio, può farlo anche grazie alla sua storia. Nella prossima consiliatura Firenze vivrà il ventennale del Social Forum Europeo del 2002, un evento che ha saputo portare nella nostra città energie positive, dibattito, proposte, partecipazione. Vogliamo sfruttare quell’occasione, nel 2022, per proporre al mondo un nuovo Forum Mondiale a Firenze.
Vogliamo portare a Firenze tutte le più importanti innovazioni e fermenti in ambito sociale, politico, culturale, economico, urbanistico, scientifico. Quello che Porto Alegre è stato alla fine del secolo scorso potrebbe diventarlo Firenze per i prossimi decenni, forte della sua storia e della sua identità.
Essere esempio di innovazione in ogni ambito, deve tornare ad essere la caratteristica principale della nostra città.
Vorremmo ringraziare il Sindaco Dario Nardella che ci ha contattato nei mesi scorsi ed ha voluto farci sapere che considererebbe preziosa una partecipazione dei Verdi alla coalizione che sta costruendo a sostegno della sua ricandidatura a Sindaco di Firenze.
Come Verdi Firenze abbiamo apprezzato l’invito al dialogo, che crediamo sia alla base della politica.
Dopo un approfondito dibattito interno abbiamo infine deciso di non partecipare alla nascente coalizione.
Sentiamo vicine alcune delle idee che vengono proposte: sostenibilità, inclusione, sicurezza, sono temi fondamentali, sui quali siamo determinati a collaborare a partire dal giorno dopo le elezioni, a prescindere da chi le vincerà. Ma il nostro impegno in politica nasce dalla necessità di non accontentarsi. Di immaginare un futuro sorprendente per la nostra comunità. Di trovare strumenti pragmatici per realizzarlo.
È difficile immaginare che un cambiamento radicale possa venire dalle stesse forze che hanno governato la città negli ultimi decenni. Alcune cose importanti sono state fatte, pensiamo allo sviluppo della rete tramviaria, altre non si è mai riusciti veramente ad affrontarle. La situazione del traffico veicolare, la gestione dei rifiuti e le difficoltà che incontra chi cerchi una casa in città sono solo gli esempi più eclatanti.
Pensiamo che in questi decenni di permanenza al governo, a Firenze, il PD e i suoi alleati abbiano progressivamente perso la capacità di trasformazione della realtà. Per questo non crediamo che la coalizione “a sostegno di Nardella”, e quindi in continuità con gli ultimi anni, sia in grado di affrontare alla radice alcuni meccanismi inceppati che rendono la nostra città poco vivibile, non abbastanza inclusiva, sempre più rivolta al consumo turistico e sempre più chiusa in se stessa.
Da alcuni mesi come Verdi Firenze stiamo lavorando ad un programma di trasformazione di Firenze che la renda VIVA: verde, inclusiva, vivibile e aperta.
Da oggi al giorno delle elezioni continueremo a tradurre questa visione in proposte concrete, cercando la collaborazione nello schieramento ampio delle associazioni e delle forze progressiste e ambientaliste che popolano Firenze. Nella convinzione che il modo migliore con cui i Verdi possono contribuire al futuro di Firenze sia quello di far diventare i temi dell’ecologia un polo di aggregazione, piuttosto che rappresentare “l’anima verde” di una coalizione eterogenea.
I Verdi di Firenze
In un racconto di Andersen degli astuti personaggi
convincono prima un re e poi un’intera città dell’esistenza di un abito che ha
il potere di essere invisibile agli stolti.
Intorno a quel vestito, inesistente nella realtà ma presente nella convinzione
dell’Imperatore, dei cortigiani e infine del popolo tutto, nasce un grande
entusiasmo, un entusiasmo che riesce a far tacere le perplessità di chi, non
vedendo niente, non se la sente di dirlo perché vorrebbe dire ammettere
pubblicamente di essere stolto. Finché un bambino libero da queste remore dice
candidamente: “ma il re è nudo!”