Piano urbano per la mobilità sostenibile: sulla ciclabilità molto fumo, poco arrosto.
La Città metropolitana ha recentemente pubblicato il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS). Il Piano comprende al suo interno il “biciplan” per la città di Firenze. Il biciplan descrive gli interventi che l’amministrazione prevede di realizzare per favorire l’uso della bici e diminuire così il traffico veicolare motorizzato.
Il documento pubblicato è molto deludente. Si limita infatti alla riproposizione dell’ottimo progetto di Bicipolitana predisposto da Fiab-Firenze ciclabile onlus e fatto proprio, almeno sulla carta, dall’amministrazione comunale.
Nonostante le molte affermazioni di principio sulla mobilità sostenibile integrata, mancano completamente concrete indicazioni di programma su punti di fondamentale importanza:
Dal documento, soprattutto, mancano chiare scelte politiche di priorità. Rendere Firenze a misura di bici significa privilegiare il trasporto ciclistico rispetto a quello motorizzato. Esattamente come è stato fatto con la tramvia, bisogna togliere spazio alle auto private per darlo alle biciclette. Su questo l’amministrazione comunale non sembra voler dare alcun segno esplicito di radicale discontinuità col passato.
Perseverare nell’approccio seguito negli ultimi anni con piste ciclabili, magari nuove di zecca, che si interrompono o passano improvvisamente dalla sede protetta al marciapiede promiscuo per salvare qualche posto macchina, è inaccettabile. Se si vuole investire sulla ciclabilità, lo si faccia sul serio. Anche perché la sicurezza del ciclista passa inevitabilmente da questa scelta.
Abbiamo intervistato Lorenzo Ci, regista e attivista ecologista, riguarda al concorso di cortometraggi che ha ideato.
Verdi Firenze Ciao Lorenzo, grazie per la disponibilità. Che cos’è “72 ore di lievitazione”?
Lorenzo Ci: 72 ore di lievitazione è un concorso cinematografico aperto a tutti, che chiede di raccontare un aspetto della cucina o dell’agricoltura sostenibile attraverso un cortometraggio originale realizzato in 72 ore. Il cortometraggio deve essere realizzato durante Cookstock, l’evento enogastronomico che si tiene ogni anno a Pontassieve (quest’anno il 6-7-8 Settembre).
Il concorso vuole dare l’opportunità ai partecipanti di usare il cinema per raccontare storie, riflessioni, analisi sul mondo della cucina, dell’alimentazione, dell’agricoltura e della connessione che questi aspetti hanno con la situazione ambientale e con la transizione ecologica, sempre più evidentemente necessaria.
Allo stesso tempo però, i cortometraggi dovranno raccontare l’Arte della cucina, valorizzando il cibo con il linguaggio cinematografico, visuale e narrativo. L’idea del concorso è nata all’interno di Valdisieve in Transizione, una rete di persone che cerca di immaginare collettivamente e mettere in pratica progetti comuni, volti a rendere il territorio più sostenibile e la comunità più resiliente per affrontare le difficoltà che ci aspettano nei prossimi anni.
VF: Perché mettere in relazione la passione per la cucina e la sostenibilità ambientale?
LC: Sicuramente la produzione di alimenti, e come questi vengono usati nella nostra vita di tutti i giorni, è un aspetto molto rilevante del nostro impatto sul pianeta. La scelta del cibo di cui ci nutriamo, il modo in cui ci riforniamo di energia per cucinare e conservare gli alimenti, la nostra capacità di valorizzare il cibo per evitare gli sprechi; sono tutti elementi che costituiscono le basi della cucina e ogni scelta che facciamo ha un impatto diverso sul nostro ecosistema.
Difatti la cucina comprende tutto nel suo processo, dalla ricerca degli ingredienti alle modalità di conservazione; chiunque la affronti nella vita di tutti i giorni deve saper scegliere metodi e risorse. Il cibo è uno degli aspetti più fondanti della nostra cultura, sicuramente è tra gli aspetti che influenzano maggiormente il nostro modo di vedere il mondo. A mio avviso la necessaria lotta per la sostenibilità ambientale deve avere forti connessioni con il mondo culturale, in questo caso il cinema, può aiutare a diffondere le idee giuste tra le persone. Unire il linguaggio cinematografico a quello culinario nel modo giusto, esaltando la bellezza che sta alla base della cucina, raccontando le persone che veramente la portano avanti tutti i giorni e gli elementi che costituiscono uno stile di vita rispettoso dei limiti del pianeta, può essere un atto fondamentale in un panorama culturale che ancora celebra la cucina in modi che di sostenibile non hanno niente, basta pensare a certi programmi televisivi, né a livello culinario, né a livello umano.
VF: Ci sono delle cose semplici che potremmo fare per rendere il nostro modo di cucinare e mangiare più sostenibili? Ci dai un paio di consigli pratici?
LC: I consigli sarebbero tantissimi ma direi che il più importante è scegliere bene dove procurarci il cibo cercando di trovare alimenti il più possibile locali, di stagione, coltivati senza uso di pesticidi o tecniche agricole distruttive per il suolo, venduti sfusi o con imballaggi riutilizzabili (per ridurre il più possibile i rifiuti indifferenziati).
L’altro punto che secondo me è tra i più importanti è la riduzione dello spreco alimentare. Nel mondo si spreca più di un terzo di tutto il cibo prodotto, e con questo anche l’energia usata per produrlo, il lavoro delle persone, i combustibili fossili usati per il trasporto e molto altro. Bisogna sforzarsi di pianificare bene e comprare solo il cibo che prevediamo di usare, migliorandoci il più possibile a calcolare le dosi per non ritrovarsi con cibo in eccesso da buttare via; un modo può essere quello di fare la spesa più frequentemente evitando le scorte mensili.
Un altro consiglio pratico per un’alimentazione più sostenibile può essere quello di comprare il cibo attraverso dei Gruppi di Acquisto Solidali o mercati contadini che aderiscano al sistema della garanzia partecipata come il mercato del venerdì di Genuino Clandestino in P.za Tasso a Firenze. Anche a Pontassieve dall’autunno si organizzerà ogni giovedì un Mercato della Transizione su questo stile, dove trovare prodotti locali e naturali a basso impatto.
VF: Chi può partecipare alla competizione? Anche se non sono un regista posso partecipare in qualche modo?
LC: Certamente, la competizione è aperta a tutti. Il linguaggio audiovisivo è ormai radicato in tutta la popolazione e tutti hanno i mezzi per girare un cortometraggio. Anche con un telefono e un’applicazione gratuita di montaggio si può girare un film. Quindi si, l’invito è aperto a tutte e tutti. Metteremo anche a disposizione un minimo di attrezzatura, grazie al supporto del Centro di Documentazione Audiovisiva del Comune di Pontassieve, e molti tutor che daranno una mano a chi ne’ avrà bisogno nella realizzazione dei propri film. Quindi l’importante è aver voglia di mettersi in gioco e farsi questa bellissima esperienza! Il regolamento e la scheda di iscrizione sono sul sito http://72oredilievitazione.com
VF: Oltre al concorso di corti cos’altro c’è di interessante a Coockstock?
LC: Cookstock è un festival molto bello che porta tantissime persone per le strade di Pontassieve ad apprezzare il cibo in tante forme diverse. Per scoprirlo il modo migliore è venire al festival. Saremo anche presenti con un punto informativo di Valdisieve in Transizione!
VF: Grazie, ci vediamo a Pontassieve!
Domani presso piazza Fra Ristoro a Campi Bisenzio dalle 17:00 alle 21:00 sarà possibile firmare per il preogetto di legge di iniziativa popolare per i beni comuni.
“I beni comuni sono quei beni che per la loro natura ecologica culturale o sociale appartengono a tutti, nel senso che nessuno può appropriarsene in quanto singolo individuo o in quanto soggetto sociale o economico. Sono quei beni che se sfruttati e degradati causano ripercussioni negative su tutti i cittadini, presenti e futuri.
I beni comuni non sono possedibili, che questo sia per la loro natura fisica, come l’acqua, l’aria o gli ecosistemi, o perché rappresentano parti di un patrimonio pubblico comune, come le grandi opere architettoniche e artistiche. Vendere, sfruttare o inquinare questi beni genera un vantaggio per i pochi proprietari benefattori dell’attività, ma nega a tutti gli altri la possibilità di goderne, ora ed in futuro. Per questo motivo i beni comuni vanno salvaguardati e difesi facendoli divenire un realtà giuridica del codice civile italiano.
C’è tanto da perdere e c’è tanto da fare perché non succeda, ma tutto può partire da due semplici firme. “
Comitato Rodotà per la tutela dei Beni Comuni
Quello che è successo intorno al Maggio Musicale Fiorentino negli scorsi giorni riempie di sconforto se si pensa che possa rispecchiare le logiche con cui il nostro Sindaco intende operare per amministrare la città e le sue Istituzioni culturali.
Abbiamo assistito a una scampata manovra (per adesso solo rimandata) così clamorosamente sbagliata da provocare prima le dimissioni del Sovrintendente Cristiano Chiarot e a catena quelle del direttore d’orchestra principale Fabio Luisi. Quest’ultimo ha pubblicato una lettera indirizzata a Nardella e ai dipendenti del Teatro che non lascia dubbi sulla natura politica della vicenda.
In una delicata fase di passaggio come quella della fine del mandato del Sovrintendente, il sindaco Nardella, presidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione, ha comunicato la sua intenzione di volersi dimettere dal proprio ruolo per lasciare la poltrona a Salvatore Nastasi provocando la catena di reazion che hanno riportato il Maggio alle cronache dei giornali in questi giorni.
Questa manovra è risultata totalmente inopportuna rispetto allo sforzo compiuto da Chiarot in questi due anni per risollevare le sorti della Fondazione. A partire dal 2017 Chiarot aveva iniziato un’opera di risanamento del Maggio riuscendo progressivamente a far ricapitalizzare la Fondazione con 5 milioni di contributi da parte di Comune e Regione e chiudendo positivamente il bilancio di quest’anno. Bilancio che sconta di un pesante debito, circa 57 milioni ereditato dalle precedenti gestioni, e che il Sovrintendente uscente aveva iniziato a ridurre. Era in corso anche un tentativo di stabilizzazione dei precari, altra operazione che resterà sospesa e che il Sovrintendente avrebbe voluto proseguire e portare a termine.
Nella tragica situazione in cui versano gli Enti Lirici Italiani, tutti a rischio di estinzione per mancanza di finanziamenti e quasi tutti in passivo (solo tre su 14 possono vantare un attivo di bilancio), invece di pensare a salvaguardare le sorti del Maggio, esempio di eccellenza e avanguardia dalla sua nascita, in grado di competere sul piano internazionale e di portare alto il nome della sua città, Nardella sembra voler privilegiare la necessità di dare spazio a chi ha contribuito alla sua affermazione politica. Salvatore Nastasi Ex capo di gabinetto del ministero dei Beni culturali per i ministri Sandro Bondi e Giancarlo Galan, è famoso per la sua carriera di dirigente nel settore teatrale a partire dal 2001, ma la sua fama è legata più agli insuccessi che ai successi. Al Maggio ha già ricoperto due ruoli: nel 2005 è stato commissario straordinario della Fondazione e nel 2006 consigliere d di amministrazione ma evidentemente non aveva lasciato un buon ricordo.
Come Verdi fiorentini ci indigniamo profondamente di fronte a questa scelta dell’amministrazione fiorentina. La dignità e il benessere delle istituzioni cittadine (siano esse culturali, sportive o di ogni altro genere) non può essere posposta a logiche di scambio politico.
foto di copertina: Stefano Cannas
L’idea di questa intervista ci è venuta mentre programmavamo i nostri prossimo viaggi di lavoro, in particolare un viaggio molto lungo, in Cile. Malgrado la scusa dei “viaggi di lavoro”, rimane il fatto che l’impatto di un volo è elevato, in particolare quello di un volo intercontinentale. Abbiamo chiesto a Francesco Capezzuoli di Italian Climate Network alcuni chiarimenti.
Paolo & Samuele: La prima domanda è: quanto inquino andando in aereo dall’Italia a Santiago del Cile?
Francesco Capezzuoli: Per calcolare le emissioni dei propri viaggi in aereo, esistono molti strumenti online direttamente fruibili dagli utenti che adottano metodologie di calcolo differenti. Personalmente utilizzo quello della ICAO (International Civil Aviation Organisation), un’agenzia ONU con sede a Montréal (Canada).
Ad esempio, se volassi da Roma per partecipare alla prossima COP25, che si terrà a Santiago del Cile il prossimo dicembre, emetterei 1.254,4 kg di CO2 (contando andata e ritorno). Una quantità emessa normalmente in due mesi da un cittadino italiano medio (considerate che se tutti emettessero tanta CO2 quanto un italiano medio avremmo bisogno di 3 pianeti per essere sostenibili!).
P&S: In rete si leggono statistiche riguardo al contributo dei viaggi aerei alle emissioni totali di CO2, sembra essere poca cosa, fra il 2 e il 3% del totale, perché è importante minimizzare l’uso dell’aereo?
FC: Sì, è vero. Ad esempio, le emissioni dirette dovute all’aviazione ammontano al 3% delle emissioni climalteranti europee. Tuttavia, le emissioni dovute all’aviazione civile cresceranno molto più rapidamente rispetto ad altre fonti. Al 2020, le emissioni globali relative all’aviazione aumenteranno del 70% rispetto ai livelli del 2005 e la stessa ICAO prevede che al 2040 triplicheranno almeno.
Altro punto: le emissioni rilasciate ad alta quota contribuiscono in maggior misura a quelle rilasciate “a terra”. Stando al meteorologo Luca Mercalli, questo impatto è misurabile al 5% del contributo al riscaldamento globale.
Infine c’è un dato secondo me molto significativo, circa l’85% della popolazione mondiale non ha mai viaggiato in aereo. Questo sembra essere un esempio perfetto di come il 15% più ricco della popolazione impatti sul mondo in maniera molto più che proporzionale rispetto alla sua numerosità.
P&S: Visto che in tanti andranno in vacanza nelle prossime settimane, puoi dirci qual è il modo meno impattante di spostarsi?
FC: Come abbiamo visto, i passeggeri e i voli dell’aviazione civile cresceranno ogni anno sempre più, occorre perciò fermarci un attimo e riflettere. È proprio indispensabile imbarcarsi su un aereo per godersi le vacanze? Esistono alternative molto meno inquinanti che permettono di raggiungere luoghi bellissimi, spesso vicino a noi ma completamente ignorati.
Questo grafico della EEA mostra l’impatto in termini di CO2 di un km percorso da un passeggero con vari mezzi di trasporto, e l’aereo risulta essere il mezzo di gran lunga più inquinante anche in termini climalteranti rispetto agli altri: il settore emette da 14 a 40 volte più CO2 rispetto ai treni, per chilometro percorso!
Purtroppo il mercato ci tenta continuamente con un’offerta di voli low cost continentali ed extracontinentali che permettono di visitare luoghi sì meravigliosi ma che in futuro non saranno più come li conosciamo (uno su tutti: la barriera corallina). È paradossale che esista già una “corsa” per visitare bellezze destinate a scomparire nei prossimi decenni, e che questa corsa sia parte del problema.
P&S: Spesso si legge della possibilità di compensare le emissioni degli spostamenti in aereo. Di cosa si tratta?
FC: Il meccanismo funziona così:
1 – calcolo le emissioni (in t o kg di CO2) dovute ai miei viaggi;
2 – acquisto di tasca mia qualcosa che permette di assorbire o di evitare l’emissione di una quantità di CO2 almeno pari a quella che ho emesso.
Che siano crediti di carbonio certificati o piantumazioni di nuovi alberi il risultato dovrà essere la compensazione delle emissioni.
P&S: Una delle critiche che viene fatta a chi vola pagando una compensazione per la CO2 emessa è che questo meccanismo sia un po’ come la compravendita delle indulgenze nel XVI secolo. I ricchi fanno scelte sbagliate e poi, pagando, si lavano la coscienza. In questo modo i comportamenti impattanti sono incentivati e non ridotti. Sei d’accordo?
FC: La compensazione non è di certo la soluzione, viviamo in un mondo finito e ad un certo punto lo spazio per compensare finirà. Senz’altro aiuta a guadagnare tempo ed a gestire le emissioni di viaggi difficili da evitare, come quelli di lavoro.
La compensazione viene usata da tantissimi operatori economici in tutto il mondo, anche multinazionali, e sono nate attività che fanno impresa con le attività di compensazione e dei crediti di carbonio (come le fiorentine Treedom e Carbon Sink).
P&S: Personalmente, sapendo come vengono usati molti dei soldi donati per progetti di sviluppo, rimane il dubbio che questa cifra non serva realmente a compensare le emissioni. Come posso essere sicuro dell’utilizzo dei soldi che verso?
FC: È un dubbio legittimo. Il consiglio è di rivolgersi a operatori che garantiscono autorevolezza e soprattutto tracciabilità delle azioni a cui il compensatore, ovvero il pagante, contribuisce. Ecco tre consigli:
P&S: Il sito www.co2.myclimate.org mi dice che se volo da Firenze a Parigi emetto 460 kg di CO2 e che posso compensare versando 10€. Questo numero mi stupisce, mi sembra molto basso, se davvero è così economico compensare le nostre emissioni di CO2 perché le emissioni continuano ad aumentare?
FC: Il motivo per cui il costo della compensazione è così basso è che ad oggi in pochi si pogono il problema di compensare. Questo fa si che esistano molti modi di farlo a basso costo. Piantare degli alberi in zone meno ricche del mondo, per esempio. Ma se tutti compensassimo per tutta la CO2 che emettiamo allora non sarebbe facile trovare un modo economico per compensare. I costi aumenterebbero molto.
Al contempo la popolazione e il PIL, in gran parte dei paesi in via di sviluppo in Africa e in Asia, sono destinati ad aumentare nei prossimi decenni con tutto ciò che questo comporta: più viaggi, più aerei per trasportare passeggeri e quindi più emissioni. Al tempo stesso bisogna riflettere sul fatto che il carburante degli aerei non rientra nell’Accordo di Parigi sul clima e, per giunta, grazie a un accordo del 1944 (Convenzione di Chicago) non è tassabile, e anzi il trasporto aereo beneficia di importanti incentivi che rendono l’uso di tale mezzo particolarmente conveniente. Un volo low cost costa mediamente 3 – 4 centesimi di euro al km, contro i 10 di un treno ad alta velocità e i 25 di un’automobile.
In uno studio condotto dal governo olandese, si afferma che una misura fiscale atta a tassare il kerosene degli aeromobili (ca 0,33 €/litro di carburante) ridurrebbe del 10-11% le emissioni di CO2 dell’aviazione senza impattare negativamente sul mercato del lavoro del settore.
P&S: Grazie e buone vacanze!
Sul tema “stadio” durante la campagna elettorale non si poteva fare una discussione seria. La preoccupazione di non deludere i sogni dei tifosi era troppo forte. In pochi sono riusciti a dire in modo chiaro che le mire dei Della Valle su Novoli dovevano essere rimandate al mittente. Quanto alla nostra proposta di restyling del Franchi ha suscitato critiche, quando non qualche commento sarcastico. In questi giorni invece è stato dato ampio spazio sui giornali alle dichiarazioni della Sovrintendena che apre all’ipotesi di copertura e ammodernamento del Franchi.
Un monumento si può modificare, se si tutela l’idea, le specificità, se si tutela il concetto, se si tutela la bellezza che lo ha ispirato. Del resto è ciò che è sempre successo. I nostri principali monumenti sono mutati nel tempo: il duomo che è l’icona principale di Firenze, è iniziato con Arnolfo di Cambio alla fine del 1200, la cupola è arrivata con Brunelleschi nel 1400, la facciata nel 1800. Anche il fascino del Corridoio Vasariano risiede proprio nell’igegnosa opera di inserimento in strutture più antiche, primo fra tutti, il Ponte Vecchio e gli edifici circostanti. Impensabile che uno stadio del 1932 non possa essere toccato.
In questi giorni, ciò che per tanti anni è stato considerato impossibile, viene considerato fattibile, rivalutato, viene considerato finalmente una ipotesi concreta. Dalla nuova proprietà viola, dalla sovrintendenza, persino, a quanto ci scrive qualche giornalista, dal sindaco stesso, che invece negli anni passati ha puntato in un’altra direzione, concedendo proroghe su proroghe a un progetto che non veniva mai presentato davvero.
Ristrutturare un monumento 90 anni dopo, farlo diventare un monumento più bello e più funzionale, è un progetto ambizioso per la città intera. Abbiamo proposto per questo di fare un bando internazionale coinvolgendo i migliori architetti del mondo. Ci auspichiamo che si segua questa strada. Firenze deve produrre bellezza anche nel 21esimo secolo, attrarre menti brillanti anche oggi, e non vivere solo di ciò che ha prodotto nel 13esimo o 15esimo o 16esimo secolo.
Benvenga il restyling del Franchi quindi. Ma non possiamo dimenticare che oltre alla funzionalità dello stadio oggi il nostro impianto crea dei problemi ai residenti di Campo di Marte che devono essere affrontati contestualmente alla riprogettazione. La nostra idea di una gestione migliore e meno impattante della mobilità legata alle partite, e in generale ai grandi eventi. Così da migliorare oltre allo stadio in sè, anche la vivibilità della zona di Campo di Marte. Ecco cosa faremmo noi a tal proposito se fossimo al governo della città: convocheremo subito la nuova proprietà e il suo patron Commisso a un tavolo tecnico con gli attori principali della mobilità urbana: ATAF, Firenze Parcheggi, Ferrovie. Proporremmo alcune iniziative concordate tra ACF, Comune, FS e le sopracitate partecipate, per portare avanti alcune proposte chiave:
Con queste proposte poter ridurre drasticamente l’impatto della mobilità delle partite o di un evento quale un concerto, sulla zona di Campo di Marte, facendo arrivare la gran parte degli spettatori con mobilità sostenibile. Immaginiamo insomma di avere finalmente degli “eventi senza inconvenienti”. Se si persegue questa direzione avremo tutti da guadagnare, spettatori e residenti, nuova proprietà e amministrazione, perchè avremo creato un modello virtuoso, un esempio da seguire a livello sportivo, a livello di mobilità e di sostenibilità.
La Foto in copertina è una gentile concessione dell’Arch. Camilla Ammannati.
Nei giorni che hanno seguito le elezioni europee tutti gli editorialisti hanno avuto voglia di spiegare ai Verdi italiani come si fa a fare un partito ecologista nel nostro paese. Noi pensiamo che per rilanciare la Federazione dei Verdi non servano alchimie elettorali né esistano scorciatoie. Dobbiamo continuare lavorare per dare solidità e gambe alla nostra intuizione di futuro. Un futuro in equilibrio, un futuro giusto, un futuro che si può costruire solo a partire da legami di fiducia.
Il 12 Luglio dedichiamo una serata all’ascolto. Ascolto di tre esperienze diverse, di tre persone a cui abbiamo chiesto di proporci una riflessione incentrata su tre parole: equilibrio, giustizia, fiducia.
Rossella Muroni, attivista ecologista già presidente di Legambiente e, dal 2018, deputata di Liberi e Uguali,
Michele de Palma, impegnato per i diritti sociali fin da studente oggi è il coordinatore nazionale Fiat-auto della Fiom-Cgil.
Roberto Covolo, è un imprenditore e uno sperimentatore sociale,oggi è assessore alle attività produttive a Brindisi.
Sarà l’occasione per respirare un po’ di politica alta, per meditare parole di speranza. Vi aspettiamo dalle 20:00 per un aperitivo (preparato dalla CDP, al costo di 8€) l’evento inizia alle 21:00 nel giardino della Casa del Popolo di Settignano.
Quando cinque mesi fa abbiamo presentato il nostro punto di vista sul progetto di ampliamento dell’aeroporto di Firenze, abbiamo sottolineato come “molti punti progettuali appaiono ancora da chiarire, rendendo difficile valutare scientificamente gli impatti sul traffico locale, l’assetto idrogeologico, etc. Con 70 prescrizioni accolte a valle dell’approvazione della VIA, si rischiava di iniziare i lavori senza un progetto chiaro condannando la città ad un altro caso Foster.“
Con la sentenza 793/2019, resa nota lunedì 27 Maggio, il TAR della Toscana dimostra di pensarla sostanzialmente allo stesso modo:
“…il progetto sottoposto a VIA non conteneva quel grado di dettaglio minimo e sufficiente affinché il Ministero dell’Ambiente addivenisse ad una corretta valutazione di compatibilità ambientale, non essendosi individuate compiutamente le opere da realizzare“
Per questo stop dobbiamo ringraziare il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi ed agli altri amministratori che hanno portato avanti questa battaglia legale. Rimane il fatto che ci sarebbe piaciuto che fosse stata la politica ad giungere alle stesse conclusioni e non un tribunale.
Un’ultima riflessione a 360° sull’area di Novoli. Dopo la bocciatura del termovalorizzatore, il probabile cambio di proprietà della Fiorentina, che presumibilmente rimetterà in discussione il progetto del nuovo stadio, e adesso la bocciatura del nuovo aeroporto, il progetto di sviluppo di questo quadrante della città così come immaginato dalla giunta Nardella è sostanzialmente azzerato.
Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, è una buona opportunità per Firenze, per ripensarlo completamente in base a criteri di sostenibilità ed inclusività. A cominciare dalle prescrizioni inevase dal 2003 a protezione dei residenti delle Piagge di Peretola e Quaracchi.
La prima cosa che oggi sentiamo di dover fare è ringraziare tutti quelli che ci hanno dato fiducia in questi mesi. Chi ci ha dato una mano a superare i piccoli e grandi ostacoli che abbiamo dovuto affrontare e chi ha voluto usare il suo voto per sostenerci (1,9% può sembrare poco, ma sono 3.400 persone che decidono di votare per te).
Anche se non abbiamo superato il 3%, che avrebbe permesso ad Andrés di entrare in consiglio comunale, ciascuno di questi voti per noi è prezioso. Sono la base su cui costruiremo la nostra attività sul territorio. Le elezioni regionali sono dietro l’angolo, ci aspetta una sfida complicata e avvincente.
In questa campagna sono state fatte tante promesse altisonanti, riguardo all’ambiente e non solo. Il nostro primo impegno per i prossimi anni sarà chiedere che queste promesse siano mantenute da chi oggi si assume l’onere di governare la città.
Vorremmo infine ringraziare Andrés, una persona speciale, che ha messo a disposizione la sua storia, il suo tempo, la sua energia e la sua professionalità per raccontare la nostra proposta per Firenze.