Il calcio oggi più che mai coinvolge l’economia, la pianificazione urbanistica, l’educazione e molti altri aspetti della vita di una città.
In quest’ottica, la politica non può limitarsi ad essere spettatrice ma deve intervenire direttamente nelle scelte che riguardano il calcio e la città.
A Firenze abbiamo uno stadio che è un monumento, ma che al contempo ha delle criticità da superare.
Noi Verdi proponiamo “Un tetto per il Franchi”.
Un progetto, da realizzare attraverso un bando internazionale, come proponeva Bloomberg nel 2013, coinvolgendo architetti di fama mondiale. Un progetto che, pur tenendo conto dei vincoli architettonici, legati a torre di Maratona e scale elicoidali, renda lo stadio di Firenze più adeguato, comodo e moderno.
Questo progetto si contrappone all’idea di avere due stadi di grandi dimensioni a Firenze, uno privato e uno pubblico. Anche se negli ultimi dieci anni si è spinto in questa direzione, con scadenze per la presentazione della documentazione definitiva che venivano puntualmente disattese e slittavano di 12 mesi ogni volta, noi riteniamo che questa direzione presa sia sbagliata per molte ragioni.
Il nuovo Franchi non dovrà soltanto essere coperto e più fruibile ma deve anche essere uno “Stadio sicuro”: per andare incontro alle esigenze poste dal decreto Amato del 2007.
Pertanto le opere del progetto internazionale includeranno anche interventi architettonici intorno allo stadio, per consentire, attraverso sottopassi e cavalcavia, un afflusso e deflusso ordinati, il posizionamento delle zone di prefiltraggio in modo che non debbano ogni volta comportare la chiusura di Viale Paoli e Viale Fanti.
Ma l’afflusso ordinato allo stadio sarà garantito anche dalla nostra idea di mobilità integrata, applicabile non solo alle partite ma a tutti i grandi eventi.
“Eventi senza inconvenienti” sarà il risultato del coordinamento dei vari soggetti in gioco: comune, Ataf, Ferrovie, Firenze parcheggi e AC Fiorentina collaboreranno per avere tariffe agevolate nei parcheggi di Libertà e Alberti presentando il biglietto, così come navette gratuite dai parcheggi allo stadio, e treni cittadini con provenienza da Piagge, Sesto, Sieci, per portare alla stazione Campo di Marte molti fiorentini, sfruttando le dieci stazioni di cui Firenze dispone.
Questo comporterà un miglioramento della vivibilità per gli abitanti di Campo di Marte, poiché alla nuova offerta di mobilità integrata potrà finalmente abbinarsi una politica sanzionatoria contro sosta selvaggia e in generale non rispetto del codice della strada.
Un tetto per il Franchi, stadio sicuro e mobilità integrata, porteranno finalmente Firenze a vivere gli eventi sportivi come nelle più avanzate città europee.
Le immagini sono gentile concessione dell’Arch. Camilla Ammannati
Oggi in tutto il mondo ragazze, ragazzi, donne e uomini faranno sentire la loro voce. Chiederanno alla politica di fare qualcosa per disinnescare la bomba climatica che abbiamo creato con le nostre mani e che sta iniziando concretamente a mettere a repentaglio la vita di tante persone e comunità sul pianeta.
Ci uniremo a loro senza simboli, ma come organizzazioni politiche, il nostro compito è soprattutto dare risposte concrete.
Per questo invitiamo tutti i candidati sindaci per Firenze, indipendentemente
dal loro colore politico, ad incontrarsi nei giorni successivi la
manifestazione e sottoscrivere, tutti assieme, l’impegno ad adottare la strategia Rifiuti Zero così come adottata dal
Comune di Capannori con la delibera 44 del 14 Giugno 2007 e adottata in seguito
da 232 comuni italiani.
Perché proprio rifiuti zero e non un’altra misura di abbattimento delle emissioni?
Articolo Uno, Firenze
Federazione dei Verdi, Firenze
Firenze Città Aperta
Italia in Comune, Firenze
Partito della Rifondazione Comunista, Firenze
Possibile, Firenze
Senso Comune, Firenze
Sinistra Italia, Firenze
Oggi, in tutto il mondo, si sta celebrando la Giornata Internazionale delle Donne attraverso l’astensione delle donne dal lavoro retribuito e da quello di cura non retribuito.
In una società nella quale uomini e donne hanno le stesse opportunità, questo non sarebbe necessario.
Oggi, però, le donne continuano ad essere svantaggiate nel mercato del lavoro, la violenza contro le donne è pervasiva e le donne – soprattutto le più vulnerabili – devono tuttora sopportare le conseguenze psicologiche e lavorative di essere le principali responsabili del lavoro domestico e di cura. Questo succede anche a Firenze, seppure alcuni indicatori mostrano che qui le cose vanno meglio rispetto ad altre città italiane (IRES-CGIL, 2018).
Questo significa che quella società di uguali che combatta l’ingiustizia va costruita, qui ed ora.
Noi Verdi pensiamo che per creare una città nella quale vengono meno le cause strutturali della disuguaglianza tra uomo e donna, la prossima amministrazione si dovrà confrontare con diverse priorità: dal rafforzamento dei Centri Antiviolenza alla riqualificazione dei Consultori, dall’educazione all’affettività al lancio di campagne di sensibilizzazione.
Ma questo non basta. L’occupazione femminile cresce quando aumentano i servizi e la loro qualità. Per questo motivo ci impegneremo a rafforzare – sulla scia di Vienna, Berlino e poi Milano – le politiche di conciliazione in modo che le donne siano sempre meno obbligate a scegliere tra famiglia e lavoro.
Ma questo ancora non basta. Vogliamo introdurre una pianificazione urbana che tenga conto delle necessità delle donne (di tutte le donne, dalle colf alle donne con disabilità). Ad esempio, a Vienna l’osservazione che i campetti gioco presenti nelle aree verdi fossero utilizzati prevalentemente dai ragazzi maschi ha spinto l’Amministrazione, prima a comprendere le cause del mancato utilizzo da parte delle ragazze, e poi a lanciare un concorso per ridisegnarli al fine di favorire l’utilizzo di quegli spazi da parte di tutte e di tutti.
Per fare questo, ovvero per integrare i bisogni e le aspettative delle donne in tutte le politiche di pianificazione, è necessario confrontarsi con le realtà territoriali, ascoltare e soprattutto mettersi al tavolo con le tante donne – organizzate o no – che abitano, lavorano e vivono a Firenze.
Il prossimo 11 Marzo al cinema Odeon di Firenze verrà proiettato il film di Rudy Gnutti “In the same boat“, un film che parla di trasformazione del lavoro, di diseguaglianza e di sostenibilità. Abbiamo incontrato il regista e gli abbiamo fatto alcune domande sul suo film, che consigliamo a tutti di vedere.
Verdi Firenze: Nel tuo film ci sono due grandi temi: la sostituzione del lavoro dell’uomo con le prestazioni di computer e algoritmi, e la diseguaglianza. La paura delle macchine può ricordare il periodo in cui i luddisti sabotavano i telai meccanici duecento anni fa. Non pensi che la storia possa ripetersi e che l’innovazione tecnologica porterà in realtà benessere e maggiore equità? Cosa c’è di diverso questa volta?
Rudy Gnutti: Anche se non c’è un consenso unanime, molti ingegneri sostengono che oggi siamo capaci di sostituire quasi totalmente le attività umane produttive con la tecnologia. Ancora siamo agli inizi della quarta era tecnologica, ma se solamente applicassimo tutti i progressi tecnologici scoperti fino ad oggi alle varie attività produttive, faremmo un passo in avanti considerevole.
Credo che oggi, più che fare scommesse futuristiche, ci dovremmo porre una domanda più profonda, vogliamo o no, delegare quasi tutte le attività produttive alle macchine? Se la risposta è no, allora, dovremmo porre un freno alla quarta rivoluzione industriale. Se la risposta invece è un si, non ci rimane che adattare le regole economiche alla nuova realtà tecnologica. Zygmunt Bauman non era un esperto di questi temi, ma dopo averci riflettuto, ha coniato una delle frasi più importanti del film, “dobbiamo slegare il vincolo tra lavoro e sopravvivenza, perché il lavoro smetterà fra poco tempo di essere un meccanismo valido per distribuire la ricchezza”; io credo che in realtà abbia già smesso di esserlo.
Non credo che nessuno studioso sia convinto che realmente la storia si ripeta esattamente uguale a se stessa, al massimo si assomiglia.
VF: nel film fai parlare molte persone che sembrano riprese per caso, in strada, e che raccontano il loro rapporto con il lavoro. C’è qualcosa che hai imparato nelle ore di registrazione di queste conversazioni? qualcosa che non ti saresti aspettato e che magari ha influenzato la costruzione del documentario?
RG: Riconosco che quando ho girato le interviste alla gente comune, proveniente da diverse parti del mondo, non credevo realmente che potessero apportare un gran contributo al film, invece si è rivelato uno dei punti forti di questo lavoro. Noi, la gente comune, dobbiamo riflettere sul futuro che vogliamo e possiamo avere, tutte le imposizioni fatte a tavolino da soli esperti, finiscono normalmente in un dramma umano.
VF: Il documentario si conclude con un interrogativo di Bauman riguardo alla possibilità di governare i cambiamenti che ci stanno investendo “la questione non è come si debba fare, ma chi sia in grado di farlo”. Soprattutto in Europa ci troviamo a metà del guado, dieci anni fa avremmo sicuramente risposto che l’Europa e le organizzazioni sovrannazionali erano gli strumenti per dare risposte. Oggi ci sembra chiaro che molti, a questo interrogativo, risponderebbero che sono i singoli stati nazionali a dover riacquistare sovranità. Anche tu la pensi così?
RG: Molti esperti considerano che ci troviamo davanti ad un bivio, o proseguiremo e accellereremo il processo di globalizzazione, finendo di mettere in pratica accordi internazionali a 360 gradi. Accordi che abbraccino la politica fiscale, quella ambientale, l’emigrazione, le risorse energetiche ecc. Oppure faremo un passo indietro e ritorneremo alle vecchie politiche nazionali; credo che la seconda ipotesi possa rivelarsi molto pericolosa. Esistono però varie teorie che appoggiano una terza via di gestione politica: che ad accordi sempre più globali si accompagnino robuste politiche municipali, quindi più vicine al cittadino, riducendo il peso della gestione nazionale, che oggi sembra far acqua da tutte le parti.
VF: La nave che accompagna lo spettatore nella visione del film all’inizio rompe fieramente il ghiaccio e avanza nel mare gelato. Sembra simboleggiare la supremazia dell’uomo sulla natura. Ma alla fine del viaggio il ghiaccio si sfalda e comincia a crollare, svelando una nuova minaccia. I cambiamenti climatici. Eppure una parte dell’opinione pubblica, e noi ecologisti in particolare, vediamo nell’avvio di una transizione ecologica un’occasione di ritorno della centralità dell’uomo nel processo produttivo. Una volta tanto lavoro, innovazione tecnologica e equilibrio ecologico non sono in conflitto ma possono condurci verso un mondo migliore. Perché questa direzione di speranza e cambiamento non entra nel tuo film?
RN: Questo è il punto più complicato del film, spiegare in che maniera una distribuzione della ricchezza “tecnologica”, separata dal lavoro possa dare una possibilità a una “transizione ecologica”. Perché? perché se oggi iniziassimo una politica veramente rispettosa verso l’ambiente e togliessimo il piede dall’accelleratore produttivo, l’economia andrebbe in tilt, la disoccupazione crescerebbe drammaticamente. Il nostro sistema di ridistribuzione della ricchezza infatti riesce a funzionare solo nella misura in cui il sistema economico sperimenta una crescita continua e irresponsabile. A un certo punto del film Mauro Gallegati fa un esempio che mi sembra perfetto, quello di un criceto che corre nella ruota pensando di poter arrivare da qualche parte. La nostra ruota è il sistema di produzione che abbiamo creato. Quindi, credo, prima di togliere il piede da questo accelleratore, dobbiamo trasformare il meccanismo che regola il nostro sistema economico. Da un meccanismo basato solo sulla crescita dobbiamo approdare ad un sistema basato sulla redistribuzione. Questo soprattutto nella consapevolezza che, come sosteneva Keynes, saremo sempre più ricchi e sempre più capaci di produrre ricchezza utilizzando tecnologie sempre più rispettose dell’ambiente. Dobbiamo riformare il meccanismo economico che determina la maniera in cui produciamo e consumiamo.
Ho utilizzato la metafora del rompighiaccio per sottolineare che non controlliamo né la velocità né la direzione di questa nave che demolisce tutto quello che si trova davanti. Purtroppo, come diceva Mujica, tutte le volte che l’umanità si è trovata in un bivio come quello in cui ci troviamo oggi, la nave è andata contro un iceberg. Pensiamo ai 60 milioni di morti delle due guerra mondiali.
La speranza è che invece di credere alle teorie di una storia circolare che si ripete, riusciremo ad aprire la nostra mente e sforzarci di marcare una rotta ellittica, che anche se assomiglia ad un circolo, non commette gli stessi banali errori del passato.
La mobilità sostenibile per la Firenze del futuro dovrà essere prima di tutto integrata: ciclabilità, trasporto pubblico, bike sharing, car sharing e taxi per contribuire a ridurre il numero delle auto e rendere Firenze una città più vivibile.
Un ulteriore tassello di questo schema è il car pooling.
Diversamente dal car sharing, il car pooling non prevede nuove automobili in circolazione, ma utilizza le auto esistenti.
Individuato già dal Decreto Ministeriale 27/3/98 come elemento della mobilità sostenibile, oggi è conosciuto soprattutto per gli spostamenti extraurbani, con la piattaforma più nota, Blablacar, che ha ormai 2,5 milioni di utenti in Italia.
Noi Verdi proponiamo di creare un servizio di car pooling cittadino, sia per i residenti del Comune che per chi entra in città dai comuni circostanti, con lo scopo di razionalizzare l’uso dei veicoli privati in base a tragitti e orari.
Basta guardarsi intorno per rendersi conto che una gran parte del traffico veicolare è costituito da automobili con un solo passeggero. L’ottimizzazione dell’utilizzo delle auto circolanti è dunque una esigenza imprescindibile per una mobilità più sostenibile ma anche efficiente. Secondo uno studio commissionato dall’ANCI, se le auto con un solo passeggero viaggiassero con un passeggero in più, ci sarebbero ogni giorno in Italia 628mila auto in meno ed un risparmio di 360 milioni di euro e 660mila tonnellate di CO2 in meno.
La nostra proposta è che il Comune di Firenze apra un bando per la creazione della piattaforma software che consenta agli utenti di trovare o di offrire un passaggio in tempo reale.
La nostra proposta prevede inoltre alcune differenze rispetto alle piattaforme esistenti, per evitarne l’utilizzo a scopo di lucro: il costo del passaggio non deve superare quello di un biglietto dell’autobus e ogni utente può offrire un numero di passaggi limitato.
La suddivisione del territorio comunale e circostante in micro zone agevolerà l’incrocio tra domanda e offerta, assegnando alla combinazione tra offerta e domanda un coefficiente di comodità, in funzione non solo della fascia oraria ma anche delle zone di partenza e di arrivo.
I database generati da questa piattaforma saranno di proprietà pubblica e disponibili a tutti, secondo una logica di trasparenza e per il principio degli open data.
Il car pooling cittadino avrà come obiettivo, nella fase di lancio, quella dei 2500 passaggi diari (pari al 3% del traffico delle ore di punta) e un impatto immediato sul numero di auto circolanti.
Nel medio periodo è possibile prevedere una riduzione del tasso di motorizzazione (numero di auto/numero di abitanti), poiché tale proposta darà a tanti uno strumento addizionale per rinunciare, in modo efficiente, sostenibile e conveniente, all’automobile personale.
foto di copertina: cairoscene.com
Buona parte degli economisti pensa che l’effetto delle condizioni economiche della famiglia di origine sul reddito di un individuo svanisca dopo tre o quattro generazioni. Questo non è certamente vero per i fiorentini.
Due anni fa due economisti della Banca d’Italia hanno reso note delle stime scioccanti che hanno fatto guadagnare alla nostra città le prime pagine dei quotidiani economici del mondo. Se i tuoi antenati nel 1427 avevano un reddito superiore alla media, è decisamente più probabile che tu oggi abbia un reddito sopra la media. Dopo oltre 25 generazioni!
Non sappiamo se si tratti di un primato fiorentino, ma pensiamo che una città più inclusiva si realizzi anche redistribuendo la ricchezza dai più ricchi ai più poveri.
Nella scorsa campagna elettorale si è fatto un gran parlare di flat tax. Il PD, e tutte le altre forze di centro-sinistra, si sono schierate fortemente per il mantenimento di un’imposta progressiva sui redditi. Eppure l’addizionale comunale IRPEF a Firenze assomiglia molto ad un’imposta piatta. È prevista solo un’aliquota pari a 0,2% con una soglia di esenzione fissata a 25 mila euro.
Noi Verdi pensiamo che, per quanto limitato possa essere il ruolo del Comune nel garantire giustizia distributiva, Firenze dovrebbe dotarsi di un sistema di aliquote fortemente progressivo.
Proponiamo, quindi, una riforma che abbassi l’aliquota o la mantenga invariata per oltre l’ 85% dei contribuenti, chiedendo un piccolo contributo in più solo ai contribuenti con un reddito imponibile elevato: ovvero al 15% più ricco, coloro che hanno un reddito imponibile superiore ai 43 mila euro.
Secondo i nostri calcoli, che si basano sugli ultimi dati disponibili dell’Agenzia delle Entrate, è possibile modificare l’addizionale comunale Irpef secondo il seguente sistema di aliquote:
Attuale addizionale
Esenzione | 25.000 € |
Per qualsiasi reddito | 0,2% |
Proposta dei Verdi
Esenzione | 25.000 € |
da 0 a 15.000 € | 0,1% |
da 15.000 € a 28.000 € | 0,2% |
da 28.000 € a 55.000 € | 0,3% |
da 55.000 € a 75.000 € | 0,6% |
Oltre 75.0000 € | 0,8% |
Nel grafico sotto si vede la variazione di quanto pagato per ogni livello di reddito fino a 100 mila €. Per la grandissima parte dei fiorentini la differenza è zero o negativa, diventa positiva sopra 43 mila €. Ma a un percettore di 100 mila € vengon chiesti poco meno di 250 euro in più.
Questa riforma è neutrale o vantaggiosa per la grande maggioranza dei contribuenti e crea un consistente maggiore gettito. Basandoci sui dati aggregati dell’Agenzia delle entrate, è possibile stimare, con un certo grado di approssimazione, che i maggiori introiti derivanti da questa riforma siano attorno ai 6 milioni di euro.
Seguendo una filosofia a noi cara, cioè che la transizione verso un sistema di vita più sostenibile si possa finanziare anche attraverso la tassazione dei più benestanti, vorremmo restituire queste risorse ai cittadini abbassando il costo dei servizi di traporto pubblico. La nostra proposta è quella di provare a dimezzare il prezzo di tutti gli abbonamenti ATAF per tutti i residenti, compresi quelli ISEE. L’abbonamento annuale ordinario potrebbe passare da 310 a 160 €, quello studenti da 252 a 130 €.
Fra le altre cose questa misura consentirebbe di rendere l’abbonamento molto più vantaggioso che non il singolo biglietto, così come accade in città come Londra. Una volta che l’abbonamento è fatto il costo di prendere i mezzi è zero ed è sperimentato che questo ne incentiva fortemente l’utilizzo.
La parola fiume può evocare in molti di noi immagini e pensieri diversi.
Se la ascolta un naturalista, penserà a un importante corridoio ecologico , che fornisce habitat a tante specie.
Se la ascolta un pescatore, penserà ad un argine sul quale trascorrere una piacevole giornata con una canna da pesca.
Se la ascolta un ingegnere, penserà a un grosso “tubo” idraulico che deve portare via l’acqua il più velocemente possibile, specialmente in caso di grosse piogge. D’altro canto, un esperto di energia penserà alla possibilità di sfruttare una fonte rinnovabile per produrre energia.
Se la ascolta un ecologo, ai numerosi servizi ecosistemici resi dal fiume, un amante delle escursioni, a un bel sentiero da fare a piedi o in bici, magari abbinandolo a una nuotata d’estate.
Se la ascolta un amministratore lungimirante, può pensare ad un contratto di fiume.
Questo termine, che potrebbe non suonarvi molto familiare, perché non si ascolta nei talk show televisivi, perché i dibattiti politici non si occupano granché dei fiumi, ha in realtà ricadute molto importanti.
Si tratta di uno strumento giuridico che permette di assemblare i vari tasselli del mosaico fiume: gli aspetti economici, ecologici, idrogeologici e quelli legati alla vivibilità.
Il tema dei corsi d’acqua non entra nelle campagne elettorali ed è un paradosso, se pensiamo che le città sono da sempre nate vicino ai fiumi, dalle grandi civiltà mesopotamiche sulle rive del Tigri e l’Eufrate, alla civiltà egiziana sulle rive del Nilo, all’accampamento militare che i romani fondarono nel 59 a.c che prese poi il nome di Florentia.
I Verdi Firenze, anche in questo, vogliono andare controcorrente, portare il fiume Arno e i suoi affluenti nella campagna elettorale della città, con una proposta forte: quella di un contratto di fiume per Arno fiorentino e torrenti fiorentini.
Tale contratto nasce con il fine di raggiungere nella consiliatura quegli obiettivi stabiliti da alcune direttive europee, in particolare la direttiva acque (2000/60/CE) e la direttiva habitat (92/43/CEE), da ormai oltre 20 anni.
Tali obiettivi, che in parole semplici mirano a rendere l’ambiente più forte e funzionale, più fruibile e godibile, integrando le competenze e le azioni dei numerosissimi attori in gioco, per un fiume vanno dal comune al consorzio di bonifica, al genio civile della regione, alle associazioni ambientaliste, al gestore dell’acqua e a quello dei rifiuti, all’ARPAT.
Oltre a questo, i Verdi Firenze si propongono di sbloccare il progetto di mini idroelettrico, approvato ormai 10 anni fa e oltre, riguardante le briglie dell’Arno, e che può produrre una quantità piuttosto rilevante di energia pulita per il territorio fiorentino.
Si tratta ovviamente di proposte molto articolate e che richiedono un approfondimento superiore a quello di un post sui social.
Proprio per questo è possibile trovare la nostra proposta dettagliata cliccando questo link.
In questi giorni si parla molto di abbattimenti di alberi. La sovrintendenza ha criticato la scelta di spostare i filari di tigli nel viale Matteotti per permettere il passaggio della tramvia, il Sindaco Falchi è stato bersagliato di critiche per l’abbattimento di decine di alberi nel comune di Sesto Fiorentino. Al di là dei singoli casi è importante un cambio di rotta nella gestione del verde pubblico delle nostre città, e nella cura degli alberi in particolare.
Nello squilibrio ambientale della città contemporanea (dovuto sia al calore, che alle polveri e agli inquinanti prodotti dalle attività cittadine, sia alla conformazione del tessuto della città) il verde urbano contribuisce alla qualità abitativa della città stessa. Il verde pubblico a Firenze è fatto di parchi, giardini e alberature stradali, con oltre 75mila alberi ad alto fusto presenti in città.
Questo enorme patrimonio è fonte di importanti servizi ecosistemici: mitigazione climatica, generazione di habitat e dunque conservazione di biodiversità, assorbimento di CO2, azione antisettica, attenuazione dei rumori, difesa del suolo. Negli ultimi anni il moltiplicarsi di eventi estremi, con venti superiori talvolta ai 100 km/h e la caduta di piante, ha suscitato in molti cittadini e talvolta anche amministratori uno sguardo sospettoso verso l’albero, sguardo favorito anche da un approccio allarmistico di parte della stampa. Di fronte a questo, sebbene sia pacifico che le alberature stradali possano essere soggette a stress maggiori rispetto a quelle presenti negli habitat naturali e possano talvolta aver bisogno di essere sostituite, ritengo che molti degli interventi degli ultimi anni siano stati dettati da un eccesso di preoccupazione e di allarmismo, con abbattimenti talvolta di decine di piante che non sempre erano classificate come pericolose.
Non sono tra quelli che ritiene che i comitati siano sempre dalla parte giusta: quando in Viale Morgagni qualcuno, intorno al 2009, saliva sugli alberi per impedire i lavori propedeutici per la tramvia, presi posizione contraria, come polemizzai con i 5 stelle che nel 2014 volevano impedire i lavori della linea 2 allo Statuto per evitare la sostituzione dei lecci.
Talvolta abbattimenti e sostituzioni possono essere necessari, ma la mancanza di percorsi partecipati e di comunicazione e la mancata trasparenza sono assolutamente da superare.
Altre problematiche che concorrono a una gestione inadeguata del verde pubblico sono il continuo ricorso all’appalto esterno, spesso unito a una mancanza di professionalità sulla gestione dell’alto fusto, nonchè la mancanza di controlli adeguati: l’ufficio di Polizia Ambientale preposto, per carenza di risorse o altro, non è in questo momento in grado di svolgere questo compito, data anche l’impossibilità di contattarlo.
Tra gli obiettivi che deve porsi una amministrazione più “verde” c’è dunque anche questo: l’ordinario non si dovrebbe appaltare. In caso di eventi straordinari ed imprevisti può essere necessario ricorrere ad appalti esterni, ma per operare quella manutenzione che il verde pubblico necessita, il pubblico deve avere le proprie risorse, adeguatamente formate.
Serve poi una sinergia tra il verde pubblico comunale e quello di
altre istituzioni, ad esempio la sovrintendenza, che ha la competenza
su parchi famosi in tutto il mondo come quello di Boboli e quelli delle ville
medicee.
Come Verdi proponiamo:
1) un Open Database sull’alto fusto, una sorta di anagrafe degli alberi per consentire, tanto al comune cittadino come all’addetto ai lavori, di conoscere, per ogni singola pianta del patrimonio pubblico fiorentino, dati georeferenziati riguardanti età, eventuale valutazione di stabilità e classe di rischio, interventi fatti, data di intervento.
2) Protocolli di gestione più avanzati, sia per le potature (è ora di dare uno stop alle capitozzature, che compromettono nel tempo la salute della pianta), che per le sostituzioni, quando necessarie.
3) Privilegiare sostituzioni progressive, così da non lasciare per 5 o 6 anni una piazza o un viale al sole (d’estate ci rendiamo conto quanto importante sia contrastare l’effetto “isola di calore” legata agli altri elementi urbani).
4) Un tavolo permanente del verde fiorentino e un coordinamento tra i vari attori, comune, sovrintendenza, regione, ASL, che eviterà in futuro di avere importanti parchi chiusi al pubblico per mesi o anni, come accaduto con Villa al Ventaglio.
Una gestione del verde pubblico più trasparente, più integrata, più partecipata, più professionale, è quanto necessita urgentemente la nostra città di Firenze.
Andrés Lasso, Candidato Sindaco
Vi ricordate i “100 luoghi” lanciati dall’amministrazione Renzi? Che fine hanno fatto? Le ultime amministrazioni hanno cercato di coinvolgere direttamente i cittadini nei processi di decisione pubblica. Tuttavia “partecipazione” non ha significato cessione di potere decisionale alle comunità locali. Piuttosto il Comune si è limitato a favorire momenti di ascolto per raccogliere punti di vista dei cittadini ma senza che fosse chiaro cosa l’Amministrazione avrebbe fatto di questi spunti. Per i Verdi partecipazione significa fare tesoro del potenziale di idee e delle capacità di realizzazione presenti nelle comunità che vivono nei luoghi della città. Ascoltare è certamente un passo importante, a patto che poi l’Amministrazione sia disponibile a condividere una parte del proprio potere decisionale. Ciò può essere fatto mettendo spazi e risorse a disposizione dei cittadini che hanno idee ed energie. In questo modo la città si arricchisce e si trasforma diventando più inclusiva.
Nel nostro programma elettorale proporremo una rivoluzione della mobilità cittadina. Questa rivoluzione è il risultato congiunto di una serie di interventi connesi su infrastrutture, servizi di trasporto pubblico e mobilità. Due interventi importanti riguardano direttamente la ciclabilità della nostra città: accellerazione della realizzazione della “Bicipolitana” e introduzione di vere “zone 30”.
Entro agosto 2019 la Città metropolitana di Firenze dovrà dotarsi di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS). Il PUMS descriverà la mobilità della città nel 2029. Al suo interno la ciclabilità avrà un ruolo molto importante, pari se non superiore a quello del trasporto privato motorizzato. Per questo lo spazio urbano dovrà essere progressivamente sottratto al traffico automobilistico per essere restituito ai cittadini che si muovono senza automobile: ciclisti ma anche pedoni, con particolare attenzione a persone con disabilità, bambini, anziani. Si tratta di un principio già applicato nella costruzione della tramvia, che ha sottratto spazio alle auto per offrire alla collettività un servizio pubblico di trasporto efficiente e sicuro. La trasformazione in questa direzione del sistema di mobilità urbana è una priorità e un’urgenza. Per raggiungere questo obiettivo è necessario:
In entrambi i casi i Verdi coinvolgeranno tutta la popolazione in un percorso di ascolto, confronto e riflessione guidato dai Quartieri.
Da dove partiamo: la Bicipolitana
L’attuale amministrazione comunale ha in effetti fatto proprio un progetto di implementazione della rete esistente presentato da FIAB, Firenze ciclabile Onlus (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) di Firenze. Tuttavia sulla sua attuazione vi sono delle questioni tuttora irrisolte.
Il progetto mira alla costruzione di una Bicipolitana, ossia un insieme di direttrici che permettano al ciclista di muoversi rapidamente da una parte all’altra della città.
Alcuni interventi sono già iniziati o conclusi, altri sono previsti per i prossimi anni. Le fonti di finanziamento sono i fondi provenienti dal PON Metro 2014-20 e dal Patto per la Città metropolitana di Firenze.
PON Metro sta per Programma Operativo Nazionale per le Città metropolitane. Si tratta di fondi strutturali europei afferenti alla programmazione 2014-20 e vincolati ad interventi per lo sviluppo dell’Agenda urbana europea, nell’ambito degli obiettivi di Europa 2020 (crescita sostenibile, intelligente, inclusiva).
Il Patto per Firenze è un accordo tra Governo e Città metropolitana per “lo sviluppo economico, la coesione sociale e territoriale” dell’area metropolitana. E’ stato sottoscritto nel 2016 e prevede finanziamenti per i primi due anni di interventi. Trattandosi di Città metropolitana, gli interventi riguardano anche il territorio esterno al comune di Firenze.
Purtroppo, il ritmo di realizzazione della Bicipolitana è stato inadeguato e la qualità delle piste realizzate insufficiente. Questo fa sì che, come riportato da Legambiente, se da una parte crescono le statistiche che misurano la ciclabilità in termini di km di piste presenti in città, dall’altra non aumenta il numero di fiorentini che si muove in bicicletta.
L’impegno dei Verdi è anzitutto che la Bicipolitana venga interamente realizzata entro il 2024 secondo criteri di alta efficienze e qualità. Questo implica la necessità di prevedere incrementi di spesa, eventualmente anche attraverso maggiori risorse comunali.
Da dove partiamo: le zone 30
Al momento l’Amministrazione non ha manifestato alcun interesse per la creazione di zone 30 in città. I Verdi intendono invece valorizzare le proposte di FIAB Firenze ciclabile Onlus per la sperimentazione diffusa di zone 30, a partire dal centro storico e anche da zone periferiche come Gavinana. Entro il 2024 il centro storico dovrà essere una unica zona 30 ad alta ciclabilità. In periferia le zone 30 saranno invece introdotte nelle aree più colpite dagli effetti del traffico urbano (inquinamento, incidentalità, degrado dello spazio urbano).
La realizzazione sia della Bicipolitana che delle “zone 30” è dunque centrale per la Firenze al futuro che i Verdi stanno immaginando.
Tuttavia è importante ricordare che le misure a favore della bici sono solo una delle proposte per una rivoluzione del trasporto cittadino. La bici è un mezzo che deve essere maggiormente valorizzato ma al contempo anche integrato in una visione globale e organica della mobilità cittadina. Il nostro impegno è quindi affinché sia Bicipolitana che “zone 30” siano realizzate pensando alla loro funzione congiutamente con gli altri temi rilevanti, sia specifici del trasporto (una crescita dei mezzi pubblici in primis) che più generali (come il modello di sviluppo urbano ed economico della città).
La visione dei Verdi è che i singoli problemi o questioni non vadano trattati in modo diviso e poi giustapposti gli uni agli altri.
Fanno parte di una visione di insieme e un’idea di città che sono denominatore comune su cui costruire la Firenze del futuro.
Per chi fosse interessato a questi temi specifici, maggiori approfondimenti sono disponibili qui.