Piano urbano per la mobilità sostenibile: sulla ciclabilità molto fumo, poco arrosto.
La Città metropolitana ha recentemente pubblicato il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS). Il Piano comprende al suo interno il “biciplan” per la città di Firenze. Il biciplan descrive gli interventi che l’amministrazione prevede di realizzare per favorire l’uso della bici e diminuire così il traffico veicolare motorizzato.
Il documento pubblicato è molto deludente. Si limita infatti alla riproposizione dell’ottimo progetto di Bicipolitana predisposto da Fiab-Firenze ciclabile onlus e fatto proprio, almeno sulla carta, dall’amministrazione comunale.
Nonostante le molte affermazioni di principio sulla mobilità sostenibile integrata, mancano completamente concrete indicazioni di programma su punti di fondamentale importanza:
Dal documento, soprattutto, mancano chiare scelte politiche di priorità. Rendere Firenze a misura di bici significa privilegiare il trasporto ciclistico rispetto a quello motorizzato. Esattamente come è stato fatto con la tramvia, bisogna togliere spazio alle auto private per darlo alle biciclette. Su questo l’amministrazione comunale non sembra voler dare alcun segno esplicito di radicale discontinuità col passato.
Perseverare nell’approccio seguito negli ultimi anni con piste ciclabili, magari nuove di zecca, che si interrompono o passano improvvisamente dalla sede protetta al marciapiede promiscuo per salvare qualche posto macchina, è inaccettabile. Se si vuole investire sulla ciclabilità, lo si faccia sul serio. Anche perché la sicurezza del ciclista passa inevitabilmente da questa scelta.
Abbiamo intervistato Lorenzo Ci, regista e attivista ecologista, riguarda al concorso di cortometraggi che ha ideato.
Verdi Firenze Ciao Lorenzo, grazie per la disponibilità. Che cos’è “72 ore di lievitazione”?
Lorenzo Ci: 72 ore di lievitazione è un concorso cinematografico aperto a tutti, che chiede di raccontare un aspetto della cucina o dell’agricoltura sostenibile attraverso un cortometraggio originale realizzato in 72 ore. Il cortometraggio deve essere realizzato durante Cookstock, l’evento enogastronomico che si tiene ogni anno a Pontassieve (quest’anno il 6-7-8 Settembre).
Il concorso vuole dare l’opportunità ai partecipanti di usare il cinema per raccontare storie, riflessioni, analisi sul mondo della cucina, dell’alimentazione, dell’agricoltura e della connessione che questi aspetti hanno con la situazione ambientale e con la transizione ecologica, sempre più evidentemente necessaria.
Allo stesso tempo però, i cortometraggi dovranno raccontare l’Arte della cucina, valorizzando il cibo con il linguaggio cinematografico, visuale e narrativo. L’idea del concorso è nata all’interno di Valdisieve in Transizione, una rete di persone che cerca di immaginare collettivamente e mettere in pratica progetti comuni, volti a rendere il territorio più sostenibile e la comunità più resiliente per affrontare le difficoltà che ci aspettano nei prossimi anni.
VF: Perché mettere in relazione la passione per la cucina e la sostenibilità ambientale?
LC: Sicuramente la produzione di alimenti, e come questi vengono usati nella nostra vita di tutti i giorni, è un aspetto molto rilevante del nostro impatto sul pianeta. La scelta del cibo di cui ci nutriamo, il modo in cui ci riforniamo di energia per cucinare e conservare gli alimenti, la nostra capacità di valorizzare il cibo per evitare gli sprechi; sono tutti elementi che costituiscono le basi della cucina e ogni scelta che facciamo ha un impatto diverso sul nostro ecosistema.
Difatti la cucina comprende tutto nel suo processo, dalla ricerca degli ingredienti alle modalità di conservazione; chiunque la affronti nella vita di tutti i giorni deve saper scegliere metodi e risorse. Il cibo è uno degli aspetti più fondanti della nostra cultura, sicuramente è tra gli aspetti che influenzano maggiormente il nostro modo di vedere il mondo. A mio avviso la necessaria lotta per la sostenibilità ambientale deve avere forti connessioni con il mondo culturale, in questo caso il cinema, può aiutare a diffondere le idee giuste tra le persone. Unire il linguaggio cinematografico a quello culinario nel modo giusto, esaltando la bellezza che sta alla base della cucina, raccontando le persone che veramente la portano avanti tutti i giorni e gli elementi che costituiscono uno stile di vita rispettoso dei limiti del pianeta, può essere un atto fondamentale in un panorama culturale che ancora celebra la cucina in modi che di sostenibile non hanno niente, basta pensare a certi programmi televisivi, né a livello culinario, né a livello umano.
VF: Ci sono delle cose semplici che potremmo fare per rendere il nostro modo di cucinare e mangiare più sostenibili? Ci dai un paio di consigli pratici?
LC: I consigli sarebbero tantissimi ma direi che il più importante è scegliere bene dove procurarci il cibo cercando di trovare alimenti il più possibile locali, di stagione, coltivati senza uso di pesticidi o tecniche agricole distruttive per il suolo, venduti sfusi o con imballaggi riutilizzabili (per ridurre il più possibile i rifiuti indifferenziati).
L’altro punto che secondo me è tra i più importanti è la riduzione dello spreco alimentare. Nel mondo si spreca più di un terzo di tutto il cibo prodotto, e con questo anche l’energia usata per produrlo, il lavoro delle persone, i combustibili fossili usati per il trasporto e molto altro. Bisogna sforzarsi di pianificare bene e comprare solo il cibo che prevediamo di usare, migliorandoci il più possibile a calcolare le dosi per non ritrovarsi con cibo in eccesso da buttare via; un modo può essere quello di fare la spesa più frequentemente evitando le scorte mensili.
Un altro consiglio pratico per un’alimentazione più sostenibile può essere quello di comprare il cibo attraverso dei Gruppi di Acquisto Solidali o mercati contadini che aderiscano al sistema della garanzia partecipata come il mercato del venerdì di Genuino Clandestino in P.za Tasso a Firenze. Anche a Pontassieve dall’autunno si organizzerà ogni giovedì un Mercato della Transizione su questo stile, dove trovare prodotti locali e naturali a basso impatto.
VF: Chi può partecipare alla competizione? Anche se non sono un regista posso partecipare in qualche modo?
LC: Certamente, la competizione è aperta a tutti. Il linguaggio audiovisivo è ormai radicato in tutta la popolazione e tutti hanno i mezzi per girare un cortometraggio. Anche con un telefono e un’applicazione gratuita di montaggio si può girare un film. Quindi si, l’invito è aperto a tutte e tutti. Metteremo anche a disposizione un minimo di attrezzatura, grazie al supporto del Centro di Documentazione Audiovisiva del Comune di Pontassieve, e molti tutor che daranno una mano a chi ne’ avrà bisogno nella realizzazione dei propri film. Quindi l’importante è aver voglia di mettersi in gioco e farsi questa bellissima esperienza! Il regolamento e la scheda di iscrizione sono sul sito http://72oredilievitazione.com
VF: Oltre al concorso di corti cos’altro c’è di interessante a Coockstock?
LC: Cookstock è un festival molto bello che porta tantissime persone per le strade di Pontassieve ad apprezzare il cibo in tante forme diverse. Per scoprirlo il modo migliore è venire al festival. Saremo anche presenti con un punto informativo di Valdisieve in Transizione!
VF: Grazie, ci vediamo a Pontassieve!