Il tema dell’agricoltura
urbana e periurbana è tornato di grande attualità a livello planetario per
motivazioni diverse secondo le caratteristiche dell’economie locali.
A livello mondiale l’agricoltura urbana è praticata oggi da
800 milioni di persone: il 15-20% del cibo mondiale viene prodotto nelle aree
urbane, con le popolazioni urbane dei paesi più poveri che arrivano a produrre
fino al 60% del loro cibo.
La FAO ha elaborato di conseguenza alcuni indirizzi di
carattere generale, considerando che il mondo si sta urbanizzando, con città
sempre più grandi (nel 2050 il 70% della popolazione vivrà in aree urbane), e
che questa urbanizzazione crescente richiede un radicale ripensamento di ogni aspetto dei nostri sistemi alimentari.
La FAO propone:
La conversione dalla visione urbana a quella territoriale, guardando oltre i confini amministrativi delle città e considerando il rapporto fra città e campagna;
di favorire i collegamenti urbani-rurali attraverso il cibo;
di integrare gli aspetti alimentari e agricoli nella pianificazione urbana e territoriale;
di recepire ed attuare le direttive di carattere generale sullo sviluppo sostenibile promosse dall’ONU in particolare l’obiettivo di porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.
Il tema dell’agricoltura urbana e periurbana inserito nel
programma per le elezioni amministrative del Comune di Firenze tiene conto
delle specificità del territorio e prende atto del ruolo del sindaco di Firenze
che è anche il presidente della Città Metropolitana.
La città metropolitana è composta da 41 Comuni e comprende
aree rurali pregiate come il Chianti, il Mugello, il Valdarno, l’Empolese etc.
Nella zona a ovest di Firenze (Sesto-Campi) sono in discussione progetti di
bonifica e riqualificazione del territorio, ad iniziare dal Parco della Piana sostenuti da un ampio movimento popolare che
si inseriscono perfettamente nella strategia delineata. Uno degli obiettivi
principali di tale progetto di Parco è proprio la valorizzazione agricola di
zone periurbane.
Firenze, per la sua storia, per quello che rappresenta nel mondo, per i rapporti che può stabilire con le altre città, può e deve essere parte attiva del movimento mondiale per la difesa della “casa comune”, dando un contributo fatto di grandi e piccole innovazioni. Alcune delle strategie da attuare sono state ben definite all’interno del Milan Urban Food Policy Pact, accordo del 2015 di cui anche Firenze è firmataria ma su cui ancora troppo poco è stato fatto.
L’agricoltura urbana apporta anche un significativo contributo ambientale perché producendo una discontinuità nel tessuto edificato offre spazi verdi funzionali al tempo libero, contribuisce alla mitigazione microclimatica ed alla dispersione dello smog con effetti benefici sulla salute dei cittadini.
Alcune proposte nella direzione di un potenziamento
dell’agricoltura urbana e periurbana sono queste:
Una gestione del territorio e degli strumenti urbanistici che salvaguardi e valorizzi le aree a destinazione e vocazione ad agricoltura urbana e periurbana. È ad esempio necessario spingere i mercati ortofrutticoli esistenti (centrale, s. Ambrogio, Isolotto, Cure…) verso filiere corte di prodotti di qualità del territorio. Una certificazione in tal senso e una agevolazione fiscale per chi adotta tale tipo di scelte può spingere i banchi dei mercati verso questa direzione.
Serve un piano di area metropolitana per fermare il consumo di suolo. Tra i progetti per la valorizzazione di talune aree dismesse vanno incentivati anche progetti a vocazione agricola. In altre parole: dopo che per lungo tempo si è trasformato terreni non edificati in terreni edificati, iniziare a fare il contrario.
Un censimento delle situazioni informali, sia per quanto riguarda alcuni aspetti quali le captazioni d’acqua, sia per gli aspetti che riguardano la gestione della produzione (uso di fertilizzanti, di pesticidi eccetera). Chi coltiva per autoproduzione deve comunque essere censito e seguire percorsi di sostenibilità.
Un piano specifico per la ristorazione collettiva sull’esempio del Piano di Parigi.
Sostegno e sviluppo degli orti sociali. Corsi di formazione per gli assegnatari degli orti per indirizzare verso approcci sostenibili ed eco-compatibili. Un’attenzione ad esperienze di agricoltura sociale, come Mondeggi, per le quali occorre valutare un percorso di legalizzazione.
Una gestione dei rifiuti della filiera agricola che facendo propria la strategia “ rifiuti zero”, adotti tutte le pratiche virtuose, iniziando dal compostaggio, finalizzate ad un riutilizzo delle materie prime secondo i principi dell’economia circolare.
Una politica organica di prevenzione e gestione dello spreco alimentare, a cominciare dalla refezione scolastica. Progetti come quelli della start-up Funghi Espresso vanno nella giusta direzione e devono essere incentivati. Altri percorsi di questo tipo vanno stimolati sia attraverso bandi appositi che attraverso progetti condotti in proprio da città metropolitana, comuni e quartieri.
Individuazione di indicatori di sostenibilità territoriale. Ad esempio la “percentuale locale” ovvero parametri che indichino in che percentuale il territorio contribuisce al nutrimento dei propri abitanti per le varie categorie merceologiche. L’uso di tali indicatori potrà poi diventare fondamentale per le indirizzare le politiche agricole e non solo di tutto il territorio.